Tecniche di rilassamento

Prima di parlare delle tecniche di rilassamento è meglio chiarire cosa si intende per “rilassamento”:

è uno stato vigile di calma e tranquillità, caratterizzato dalla mancata attivazione fisiologica e mentale tipica dell’ansia.

Questo tipo di tecniche hanno come fine: il raggiungimento della consapevolezza del fatto che le proprie risposte corporee sono (almeno in parte) controllabili. Questo è possibile tramite l’apprendimento di nuove strategie per ridurre l’ansia e l’attivazione psicofisiologica. Ciò produce vantaggi secondari quali l’aumento dell’autostima e del senso di autoefficacia.

La misurazione di parametri quali tensione muscolare, frequenza cardiaca, pressione arteriosa, attività secretoria delle ghiandole sudoripare, frequenza respiratoria e modificazione dell’attività cerebrale, ha permesso di raccogliere una importante mole di dati che conferisce valenza scientifica alle tecniche di rilassamento.

Grazie al lavoro di Wolpe (1958) questi tipi di tecnica diventano componente fondamentale nei protocolli di psicoterapia cognitivo-comportamentale per i disturbi di ansia.

Durante la pratica clinica prima di proporre qualsiasi tecnica di rilassamento, approfondisco la conoscenza dei miei pazienti, al fine di poter proporre quella giusta in considerazione delle variabili personali del paziente stesso. Spesso, infatti, capita che proprio le persone che hanno più bisogno di lasciarsi andare non si sentano a loro agio nel farlo. Per questo è fondamentale scegliere quella più indicata.

Le tecniche di rilassamento che utilizzo sono:

  • Rilassamento progressivo di Jacobson
  • Training Autogeno
  • Rilassamento frazionato
  • Body scanner
  • Respirazione controllata/frazionata a pieno
  • Tecniche immaginative

Affinchè i movimenti e la respirazione avvengano in maniera facilitata chiedo al paziente di adottare un abbigliamento comodo, senza costrizioni e senza scarpe. Il paziente verrà informato con debito anticipo in merito al tipo di abbigliamento da adottare.

 

“La coincidenza di corpo e presenza è in quel “ben-essere” in cui l’Io aderisce al suo stato corporeo, lasciandosi invadere dalla calma, dal silenzio, ascoltando e ascoltandosi vivere”
(U. Galimberti)